Karategi è il nome giapponese per la divisa da allenamento del karate.
Il karategi è in qualche modo simile al judogi (da Judo) in quanto ne condivide l’origine comune, tuttavia il materiale e il taglio del vestito sono generalmente più leggeri e cadono più larghi. A causa della natura dell’allenamento del Karate (che pone l’accento sul colpire, il calciare e un più limitato assortimento di proiezioni rispetto al Judo), il karategi si è evoluto in modo da massimizzare velocità e mobilità senza la necessità di un materiale ruvido e resistente come quello richiesto per le prese e le proiezioni nel judo.
I karategi più economici sono spesso tagliati da un tessuto leggero simile ad una camicia estiva. Questi karategi si rompono facilmente e tendono ad aderire alla pelle di chi li indossa, causando fastidi a seguito di eccessiva sudorazione. La maggior parte dei karategi di qualità sono tagliati da un tessuto di cotone in grado di resistere ad un considerevole ammontare di maltrattamenti senza ridurre la mobilità del karateka. Tipicamente questi karategi usano tessuti di cotone di almeno 280 grammi e possono resistere alle applicazioni più dure.
I praticanti più avanzati sembrano favorire tessuti ancora più pesanti: tessuti di cotone da 340 o 390 grammi sono di solito la norma, alcuni produttori offrono materiali da 450 grammi e alcuni produttori aggiungono un processo nella produzione per pettinare i tessuti di cotone e renderli più confortevoli. Nonostante il peso maggiore di questi capi, molti praticanti esperti li preferiscono per la maggiore durata e la maggiore resistenza al sudore. Non è raro che chi pratica arti marziali si senta più rinfrescato usando un karategi più pesante rispetto ai karategi più economici (a cui spesso ci si riferisce come “karategi dello spessore della carta”).
Differenti stili di karate hanno leggere differenze nelle uniformi anche se il design di base è lo stesso; differiscono solo per la lunghezza delle maniche, delle gambe e delle falde dell’uwagi (la giacca). Molti karateka tendono a indossare la loro obi (cintura) molto più lunga dei judoka o di praticanti di altre arti marziali.
I karategi a volte sono usati per praticare altre arti, come il jujutsu; quando i praticanti sono ancora giovani e in crescita, la minor durata dei karategi rispetto ai judogi non ha molta importanza e la scelta del karategi risulta più economica.
COME SI INDOSSA
È costituito da un paio di pantaloni in cotone molto ampi e robusti, senza bottoni ne cerniere, ma con un cordone che passa all’interno di un’apposita cucitura lungo la vita, al fine di stringere e reggere gli stessi; da una giacca, sempre in cotone, priva di bottoni od oggetti metallici, tessuta con una stoffa ancor più robusta e spessa di quella dei pantaloni; stretta in vita da una cintura in cotone denominata obi, annodata in un modo particolare, che può essere di colori diversi secondo il grado dell’atleta (bianca, gialla, arancione, verde blu, marrone, nera).
1) Indossare i pantaloni.
2) Tirare il laccio posto sui fianchi (se presente), stringendo opportunamente i pantaloni in vita, e allacciarlo con un nodo ben saldo.
3) Indossare normalmente la giacca, con l’accortezza di porre il bordo sinistro sopra il destro sia per gli uomini che per le donne.
4) Appoggiare la parte centrale della cintura sotto l’addome.
5) Passare le estremità, di lunghezza uguale, attorno al corpo, appena sopra le natiche, incrociarne i capi e ritornare sul davanti.
6) Allacciare la cinta con un nodo piatto ben stretto perché non si sciolga nella pratica e impedisca alla giacca di scomporsi facilmente.
COME SI ANNODA
1) Prendere li centro della cintura e appoggiarlo al centro del ventre, circa quattro dita sotto l’ombelico.
2) Facendo scorrere la cintura nel palmo delle mani, avvolgetene prima le due estremità dietro la schiena e poi riportatele davanti, compiendo un doppio giro intorno ai fianchi.
1) Incrociare le due estremità prendendo il lembo veniente da destra nella mano sinistra e quello veniente da sinistra nella mano destra. Il lembo sinistro si troverà al di sopra del lembo destro.
2) Passare il lembo sinistro con le dita della mano destra fra il karategi e la cintura mantenendo la cintura adeguatamente stretta intorno ai fianchi.
1) Per annodare, prendere l’estremità destra e passarla al disopra della sinistra, quindi internamente, tirate con decisione le due estremità della cintura per bloccare bene il nodo così ottenuto, lasciando cadere due penzoli ai lati di quest’ultimo.
2) Il nodo cosiffatto risulterà piatto e quadrato e non si disfarà facilmente tirando la cintura.
Tradizionalmente il karategi, nasce bianco e questa è la tinta che dovrebbe avere. La motivazione risiede nel simbolo di purezza che questo colore rappresenta, che dovrebbe essere caratteristica d’ogni karateka. Si dice che il karategi deve essere bianco come il fiore di ciliegio il quale, insieme alla spada, era il simbolo dei samurai e quindi sinonimo di forza, purezza d’animo e coraggio.Un altro valido motivo per cui il karategi è bianco sta nel fatto che, in caso di ferite accidentali, il colore del sangue è immediatamente messo in risalto, consentendo un tempestivo soccorso.